L'Italia nel 1898

Tumulti e reazione
 

"[…] Tutte le grandi riforme economico-sociali, anche nella stessa Inghilterra, furono precedute e provocate da tumulti e da violenze. […] il poco che si è ottenuto in Italia […] si deve ai tumulti del 1898! Così non dovrebbe essere; ma così è!".

Collana: Storica
Pubblicato: 19/04/2024
Formato: 14x21
Pagine: 232
ISBN: 9791256060283

Napoleone Colajanni, da sempre dalla parte delle classi umili e oppresse, racchiude queste sue battaglie soprattutto in due opere: Gli avvenimenti in Sicilia e le loro cause (1894) e il presente volume, L’Italia nel 1898 – Tumulti e reazione.

Si tratta di un libro coraggioso, un’analisi critica e appassionata delle condizioni economico-sociali in cui versava il Paese e delle motivazioni che portarono ai fatti del 1898, una cronaca minuziosa di quegli avvenimenti.

Pubblicato poco tempo dopo i moti del 1898, Colajanni racchiude in questo scritto una lucida e spietata critica della politica italiana di quel periodo.

Napoleone Colajanni

Nacque nel 1847 a Castrogiovanni da padre antiborbonico. Seguì Garibaldi e combatté ad Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana. Nel 1869 rimase in carcere per nove mesi perché cospiratore repubblicano. Si laureò in Medicina a Napoli nel 1871.

La sua vita parlamentare cominciò nel 1890, quando venne eletto a Caltanissetta, e si prolungò fino al 1921. Combatté Giolitti per lo scandalo della Banca Romana; poi contro Crispi, responsabile della repressione dei Fasci siciliani. Sostenne energicamente la legge per gli infortuni sul lavoro e prese parte attiva alla battaglia parlamentare contro Pelloux, che intendeva limitare – dopo i fatti di Milano – le libertà costituzionali.
Nel 1901 divenne ordinario di Statistica a Napoli. Collaborò a numerosi giornali e riviste, anche estere. Fu studioso di problemi demografici. In molte occasioni si trovò a fianco degli uomini dell’Estrema Sinistra: in altre dissentì, ad esempio quando difese il dazio sul grano. Nel 1911 si oppose con molta energia all’impresa di Tripoli. Sostenne la necessità dell’intervento dell’Italia contro gli Imperi Centrali. La divergenza con i socialisti si acuì ancor più nel periodo tumultuoso del dopoguerra.

Visse lavorando sempre e in povertà. Morì nel 1921.

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