Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani

Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia
 

“Nel Reggiano il fuoco arse sempre inestinguibile sul focolare; fiamma modesta, senza vampate improvvise, senza girandole pirotecniche e fuochi artificiali, ma continua”.

Collana: Storica
Pubblicato: 29/02/2024
Formato: 14x21
Pagine: 136
ISBN: 9791256060160

Il volume di Giovanni Zibordi nasce con l’intento di indicare i tratti salienti del movimento operaio in una parte specifica dell’Italia: il territorio reggiano.

Vuole essere “analisi obbiettiva dettata da convinto amore che non vela la verità né la ingrandisce e la deforma” e, ancor di più, intende mostrare l’influsso della propaganda e dell’azione animatrice di Camillo Prampolini. Un uomo devoto al movimento, molto amato e apprezzato dai lavoratori e da quanti simpatizzavano per quella parte della politica, un uomo che spiccò per virtù e continuità di coscienza, per essere “nel socialismo e pel socialismo”.

Il movimento operaio e socialista, che egli foggiò nella sua terra e che ebbe per quasi 45 anni la sua guida ispiratrice, presenta delle peculiarità tali da fornirgli un indirizzo etico, umano, si potrebbe dire “religioso”. Ne viene fuori una interessante analisi della figura di Prampolini e dei valori morali di cui si fa portatore che vale la pena conoscere e su cui soffermarsi a riflettere.

Giovanni Zibordi

Nato a Padova il 20 settembre 1870, fu un personaggio sui generis del movimento socialista italiano, perennemente diviso tra la corrente rivoluzionaria e quella riformista del Partito Socialista Italiano.
Politico e giornalista, si laureò in Storia all’Università di Bologna, diventando insegnante di Italiano in alcuni licei del Nord Italia. A causa della fervente attività politica svolta venne in seguito trasferito in Sicilia. Fu direttore delle riviste Nuova Terra, di Mantova, e – su richiesta di Camillo Prampolini – La Giustizia, di Reggio Emilia; collaborò con Critica Sociale. Autore, insieme a Mussolini, di una mozione che stabiliva l’inconciliabilità tra socialismo e massoneria, fu anche promotore di un’idea innovativa secondo la quale lo squadrismo fascista era frutto dell’unione tra ex arditi, formazioni armate antisciopero degli agrari emiliani e piccola borghesia delle grandi città.
Scampò a un attentato squadrista e si trasferì prima a Roma e poi a Milano. Successivamente, tentò di raggiungere Lugano, ma non vi riuscì. I suoi problemi di salute lo costrinsero all’amputazione di una gamba, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Bergamo, dove morì il 30 luglio 1943.

Libri correlati